La forza della pazienza
La realtà scorre indifferente alla nostra protesta, ai nostri desideri e alle aspirazioni. Siamo immersi nel suo agire e molte volte quando non corrisponde pienamente iniziamo a protestare, a lamentarci.
Di fronte a tutto questo che atteggiamento interiore bisogna avere una volta che ci sono venute addosso le sventure?
Cedere, cadere, opporsi, arrabbiarsi?
Non esiste una risposta che possa andare bene per tutti e che si possa declinare in base alle situazioni.
Di certo il denominatore comune è che gli eventi vanno ad infrangersi contro le persone e l’effetto di questi molte volte dipende da come li reggi o reagisci.
Se gli eventi sono belli pare che sia più facile; in realtà se osserviamo bene possiamo cogliere che “le belle notizie” possono determinare risposte diverse. C’è chi si esalta, chi si commuove, chi sorride, chi suona le campane.
Non ci facciamo sempre caso ma la differenza è un elemento importante per cogliere le caratteristiche della struttura della persona; come reagisce diventa una cartina tornasole della forza o debolezza specialmente a fronte di eventi negativi dove le risposte sono più eclatanti.
Da una parte l’imprevisto ci obbliga a doverci svegliare dalle nostre situazione abituali, dal nostro “sonno della coscienza” che fatica prendere atto della realtà, del suo repentino mutamento; l’intoppo, l’uscire dal programmato comporta una dose di energia che non avevamo previsto.
Ci irrita il doverci ridestare dal nostro oblio, dalla sicura traccia che crediamo di dover seguir per sentirci appagati, sereni.
Queste interferenze le gestiamo male se non siamo preparati.
Inoltre questa situazione di blocco, di arresto della nostra corsa finisce per far emerge la frustrazione, la ferita che la realtà ci determina mostrando i limiti e le carenze della nostra persona.
Questa ferita è più profonda quanto la persona ritieni di dover dare di sé un’immagine, una presentazione forte e capace.
Scontrarsi con i limiti ci ricorda che non siamo quella figura idealizzata da noi stessi, degli amici.
Potersi accettare con i limiti diventa una forma di amore che apre la porta al perdono.
Perdonarsi e perdonare; arrivare a potersi dire uomini e donne, che condividono la condizione di precarietà e a volte rinunciano agli ideali, che dentro di noi sono forti e radicati.
La strada è lunga per ognuno.
Nessuno è arrivato, siamo tutti per la via e riconoscere questa posizione può sortire l’effetto di una maggior benevolenza verso il genere umano, anche in questo periodo di difficoltà.