Le convinzioni che bloccano il successo
Molte volte si è convinti che basti volere le cose per poterle raggiungere: volere è potere.
Questo, che suona come un assioma, molte volte si scontra con tutta una serie di convinzioni che sono talmente presenti in noi, da tempi immemorabili, che non siamo assolutamente coscienti della loro presenza nella nostra mente.
Quando ideiamo un progetto, ci poniamo un obiettivo che può essere realisticamente realizzabile, o all’opposto ci prefiguriamo un qualcosa che non ha possibilità reale di essere realizzato, non sempre sappiamo cosa condiziona il nostro pensiero, su cosa basiamo la costruzione del nostro futuro.
Scoprire cosa rende raggiungibile o meno il nostro obbiettivo, e con esso il nostro successo, può essere d’importanza rilevante, specialmente se sentiamo che la nostra vita manca di quelle dimostrazioni del nostro valore.
Allora se il giudizio che rivolgiamo a noi stessi manca di quella obiettività necessaria, per riconoscere le reali capacità e possibilità, possono essere posti anche livelli bassi da raggiungere. Questo non rende pienamente soddisfacente l’esistenza, perché non ci assolve dalla convinzione di un relativo fallimento.
Benché non si possa considerare il bambino una tabula rasa, su cui si vanno a incidere l’esperienza (ogni essere nasce con delle attitudini e capacità ma anche limiti e sensibilità di varia natura) sicuramente il sedimentarsi di critiche e giudizi, che arrivano dal mondo degli adulti, ma anche dalle prese in giro dei “feroci compagni”, possono creare ferite profonde del proprio valore. Queste diventano le lenti con cui poi si legge il mondo e il rapporto che si ha con esso.
Se si ponesse maggior attenzione alle conseguenze del processo, prima educativo e poi di formazione, non ci si lascerebbe prendere dall’esprimere forme di critiche severe e senza tatto che molte volte contraddistingue il “processo educativo”.
A quella fiducia originaria verso il mondo che il bambino ha in modo spontaneo, si sostituisce quella delle critiche che, se necessarie a volte, possono anche limitare la fiducia nelle proprie capacità.
Gli interventi dei genitori ed insegnanti, ad esempio, possono far nascere la convinzione di non essere portati per una certa materia, che siamo “sbagliati” e che quindi non adatti per affrontare quella materia se non la scuola in toto.
Per gli adulti possono essere frasi innocue che hanno unicamente lo scopo di aggiustare il comportamento, ma non si accorgono di quanto queste ferite diminuiscano l’autostima o limitano la fiducia nelle proprie capacità.
Frasi che rimarcano l’essere imbranati, non brillanti se non stupidi, finiscono per essere delle marchiature di quei giovani che faticheranno a non sentirsi condannati a queste “verità”.
Finiranno per convincersi che quell’evento negativo sia un aspetto costituzionale, il problema siano loro e non tanto che la situazione possa condizionare il risultato.
Di fatto gli adulti hanno la tendenza a semplificare le situazioni e a vedere nel bambino/adolescente le sorgenti del problema senza mai mettersi in gioco realmente. Ciò porterebbe a considerare anche il proprio peso nella responsabilità del risultato o del non risultato.
Si determina la assoluzione dell’adulto e la colpevolizzazione del giovane.
L’adulto si trincera dietro questa convinzione perché modificare il punto di osservazione, spostarlo sull’auto-osservazione, vuol dire doversi esporre al proprio giudizio.
Ecco che la convinzione può diminuire il proprio potenziale quando rimanda alla certezza della propria incapacità.
Ciò non si vede unicamente in chi deve imparare ma anche in chi si cimenta nel processo educativo.
In generale confrontarsi con il giovane fa emergere gli aspetti non risolti di noi stessi, che non possono essere accettati.
Per evitare di passare la vita a contestare le tragedie che costellano l’esistenza conviene cercare una soluzione ai tanti tranelli che la nostra mente ci fa; cambiare prospettiva è faticoso in quanto il cambiamento richiede uno sforzo che non viene spontaneo, ma è l’unica strada, che se percorsa, porta a dare nuove prospettive alla vita.