Come raggiungere il Successo
Ogni qualvolta si è chiamati a fronteggiare una delusione, determinata dalla limitatezza della nostra capacità, il primo passo è cercare il modo di auto aggiustarsi se l’effetto della delusione è una ferita; quella immagine ideale di noi stessi, che avevamo creato nella nostra mente, si è trasformata in certezza, concreta linea di demarcazione del nostro valore e che ora viene ad essere confrontata con l’immagine che l’evento ci restituisce crudamente.
Sopportare questa delusione, senza voler farci trascinare in una caduta eccessivamente depressiva (non qui in una depressione di natura medica psichiatrica), ci permette di riprendere, se siamo sufficientemente motivati, il percorso di miglioramento e apprendimento.
Una situazione paradigmatica, di quello qua introdotto, è la situazione del bambino che, ad esempio, sta muovendo i primi passi e con un sforzo indomabile cerca di acquisire la posizione verticale per poi muoversi sui propri piedi.
Una caduta, una seconda caduta infinite cadute procedono quel meraviglioso momento in cui il bambino sente di iniziare a padroneggiare il proprio corpo. Passando da movimenti impacciati, buffi si stacca dalla sedia che lo sostiene per raggiungere ciò che il suo desiderio gli suggerisce.
La difficoltà, la caduta non viene letta come incapacità; il giudizio non viene messo contro se stesso e tutto, nel movimento e nello scopo, è ben chiaro nella sua testa.
Tutto il resto è apprendimento, tentativo che non scoraggia.
Sicuramente il sostegno emotivo è parte fondamentale; le figure che lo accudiscono tifano per lui.
L’altra faccia, quella interna, lo vede interamente sgombro dai giudizi che possono colpevolizzarlo per il mancato raggiungimento di un obiettivo.
Se questo spazio rimanesse essenzialmente sgombro nella vita dell’adulto, sarebbe più facile non arrestarsi davanti alle difficoltà o agli insuccessi.
Infatti le difficoltà delle persone più avanti negli anni determinano una preclusione all’apprendimento in quanto sono fermate dai propri pregiudizi e giudizi che hanno maturato di loro stessi.
Accettare di sbagliare e riprovarci o se invece scegliere quella più facile via della rinuncia e da lì fermare ogni possibile cambiamento.
Essi non sono disposti a sentirsi in difetto e ciò aumenta di fatto, molte volte, la loro sensazione di essere tagliati fuori dal mondo.
Un senso di estraniazione dal mondo in cui vivono, perché le prassi e abitudini fin lì seguite rischiano di non essere più congeniali con ciò che i tempi richiedono.
Se abbandoniamo i due estremi (bambino anziano) dobbiamo in qualche modo educare la nostra volontà perché possa aiutarci a raggiungere o approssimarsi all’obiettivo. E tornare all’originale freschezza del bambino, che muove i primi passi, sia l’obiettivo di ognuno che non abbia rinunciato ai propri sogni.
La gestione della difficoltà è un punto essenziale.
Quale spazio dare dentro di noi alla sconfitta? Percorre in fondo il nostro animo e lo lascia senza energie?
Diversamente da chi rinuncia subito l’atleta, o chi vuole raggiungere un obiettivo, vede se stesso in maniera diversa. Impara a lasciare dietro il senso di mortificazione per mantenere lucido il proprio giudizio su se stesso; amarsi quando si è bravi è facile.
Rinfrescare il proprio valore non intaccato dall’insuccesso non significa non riconoscere la cocente sconfitta eventuale ma non operare quella forma di giudizio che taglia ogni valore alla propria persona.
Ecco che lasciarsi trasportare dalla capacità di sognare può rivestire la propria esistenza di una freschezza necessaria per un arrestarsi.
Non è che ci si crea un’illusorie scappatoia se si vive dentro una dimensione irreale, ma nei sogni, anche ad occhi aperti, possiamo sperimentare nuove forze e
sentirci meno chiusi nella ristretta visione di quello che noi così consideriamo l’unica realtà possibile.
Così come nella notte il corpo si ristora per le nuove avventure così nel risveglio dobbiamo portare con noi una visione rinnovata nella giornata, del nostro potenziale che possiamo esprimere se ci liberiamo dai blocchi.
Il confronto con le forze del cosmo non può operare che nell’approvazione e sostegno della forza del coraggio che non si spengono davanti alle difficoltà.
Chiamati siamo da un destino che ci chiede di seguire la strada dell’impegno e del miglioramento.
Non tentare vuol dire lasciare inesplorato la potenzialità del nostro essere: doni non usati ma lasciati lì ad impolverarsi.